martedì 7 luglio 2015

Another Side: L'ira dei Quattro - Parte 2





Odore di pino. Foglie secche che si frantumano sotto la suola dei miei stivali. Aghi verdi che graffiano le braccia al mio passaggio. Luce che tenta di penetrare tra le fronde alte e fitte del bosco, riuscendoci solo in piccola parte. Vento leggero che, disperdendosi, smuove ciò che mi circonda. Rumori lontani e improvvisi, pigne che cadono dai rami più alti, colpiscono il mio udito rendendoli inquietanti e spaventosi.
Potrei pensare che siano loro, stanno seguendo le mie tracce e forse mi hanno già trovato, adesso mi stanno guardando dai loro nascondigli immersi nelle tenebre in attesa del momento giusto per uscire allo scoperto. Potrei difendermi, ovviamente, ma fino a quando? Le mie munizioni scarseggiano: soltanto due caricatori e tre colpi in canna. Poggiato sul fianco ho il fodero contenente il pugnale donatomi da...
Un rumore, più vicino e differente dai precedenti, a sinistra, qualche metro di distanza solamente. Estraggo l'arma dalla fondina senza esitare un solo istante, puntandola nella direzione del suono ignoto. Le pulsazioni aumentano, le avverto all'altezza del collo e delle orecchie attenuando battito dopo battito il senso di cui adesso ho più bisogno.
"Calma" penso. "Calmati o morirai qui."
Non spostando gli occhi dal luogo da cui è giunto il rumore, richiamo a me ogni barlume di autocontrollo che ancora possiedo. Nessuna paura perché la paura uccide tanto velocemente quanto silenziosamente. Niente pensieri perché quelli potrebbero essere gli ultimi della mia vita.
"Sgombra la mente, mano ferma, occhi vispi, indice pronto a premere il grilletto" continuo a ripetermi.
Nuovamente quel rumore ancora più vicino, dietro di me.
"Merda!"
Mi volto di scatto e faccio fuoco. Non sento nulla, non un verso di agonia, né artigli che mi dilaniano in un ultimo attacco prima della fine. Sento solo un rumore viscoso, simile a quello di un frutto marcio esploso dopo essere stato pestato.
Non c'è nulla, o almeno in un primo momento mi convinco di questo. Nient'altro che chilometri di foresta, di aghi di pino e di oscurità mista alle ultime luci del giorno. Abbasso lo sguardo: a qualche passo da me qualcosa di piccolo è posto senza vita sul morbido tappeto di foglie cadute. Mi avvicino senza riporre la Plisker facendo attenzione a dove metto i piedi e inginocchiandomi cerco di identificare ciò che ho colpito.
«Complimenti!»
Una voce da dietro mi prende alla sprovvista. Mi chiedo come ho fatto a non accorgermi subito di una presenza estranea, a cosa stessi pensando quando ha eluso le mie difese senza che io me ne rendessi conto. Soprattutto mi domando quanto tempo passerà prima che io mi ritrovi una pallottola in testa o peggio: delle cinghie ai polsi pronto ad essere portato nuovamente lì. Non ho tempo di pensare alle risposte, dato che l'intruso ricomincia a parlare.
«Hai appena ucciso uno scoiattolo. Se verrai acciuffato, la forestale avrà molte domande da farti, e chissà cosa penseranno di te gli ambientalisti.»
Lo riconosco. Non ho motivo di allarmarmi sebbene non lo voglia accanto. Mi domando come faccia sempre a sapere dove io sia, un localizzatore forse o chissà: saranno i Piani Alti stessi ad informarlo. Cerco continuamente di seminarlo o portarlo su una strada differente rispetto a quella mia, eppure sembra spiare ogni mia singola mossa... ogni mio pensiero.
Con gli occhi ancora fissi sullo scoiattolo morto sento i suoi passi, si avvicinano lentamente. «Brutto assassino. Non ti accontenti più di uccidere coloro che si mettono tra te e i tuoi obbiettivi? Devi anche far fuori la fauna locale? Cosa ti avrà mai fatto quell'animaletto?»
«Cosa vuoi, Ryder?» gli domando senza alzare lo sguardo. Nonostante non avessi voluto far fuori quella creatura potrei sfruttare a mio vantaggio l'incidente, d'altronde non ricevo più dei viveri da parecchio tempo e continuare a sgranocchiare un craker la mattina e uno alla sera è diventato troppo anche per me. Il roditore senza vita potrebbe bastarmi per due giorni... anche tre se riuscissi a razionarlo per bene. Squartarlo e ripulirlo al meglio sarà un lavoro per dopo, al momento non ho proprio il tempo né la voglia per farlo. Afferro lo scoiattolo e lo getto dentro lo zaino dopo averlo avvolto in un panno. Spero solo di non dimenticarmene: la decomposizione in ambienti chiusi come uno zaino non è uno degli avvenimenti più belli a cui una persona possa sperare di assistere. Senza contare il fatto che il forte tanfo potrebbe attirare chi, invece, vorrei mi stesse lontano.
«Lo sai che quel colpo di pistola improvviso potrebbe aver fatto scoprire la tua attuale posizione?» mi domanda. «E questo momento di pausa dalla tua caccia potrebbe concludersi con una fatalità dovuta soltanto ad un tuo errore.»
«Ho percorso chilometri in questa foresta e l'unica forma di vita che ho visto fin'ora è stato questo scoiattolo. Non c'è niente e nessuno qui, solo alberi e la quiete.»
«Mi reputi niente e nessuno? Sono offeso Chris, dico davvero» mi riferisce con tono sarcastico. «Inoltre non sono io a doverti ricordare quanto silenziosi possano essere. Insomma, potrebbero tranquillamente ascoltare questo discorso anche adesso.»
Mi rialzo e mi volto verso di lui. Nonostante il buio che risiede in questo luogo riesco a scorgere ogni dettaglio della sua persona. Come sempre, la prima cosa su cui poso lo sguardo sono i suoi occhi, così verdi e ammalianti da sembrare quasi irreali; il viso liscio ma che riporta ugualmente i tratti dei suoi anni; i capelli castano chiaro smossi dalla leggera brezza che soffia in questo momento; il corpo atletico che gli ha permesso di compiere manovre evasive in più di una situazione. Indossa una giacca scamosciata, sotto cui porta una camicia a quadri azzurra tipica da boscaiolo; i jeans ormai consunti dopo le mille scivolate e cadute; gli stivali ancora integri nonostante mostrino i segni di migliaia di chilometri. Stranamente non ha armi con sé, non esposte almeno. Le fondine interne sono sempre state il suo punto forte.
'Nessuno dovrebbe andare in giro con dei ferri di quelle portate in bella mostra, potrebbero dare nell'occhio e compromettere la missione' mi aveva detto molto tempo fa.
E diavolo se aveva ragione. Quante volte siamo stati scoperti per causa mia? Per la mia dannata voglia di sfoggiare ciò che era di mia proprietà e che teneva lontano chi di dovere, ma che avvicinava altri individui meno avvezzi alla sicurezza.
La collana, quella che gli ho regalato in un tempo ormai lontanissimo ma che nella mia mente sembra distare solo qualche ora, è ancora al suo collo. Quella catenina talmente sottile da sembrare un capello d'angelo, al quale è appeso il ciondolo: tre anelli concentrici di diversa grandezza. Quasi come un bisogno primordiale, quanto quello di nutrirsi, porto la mia mano appena sopra il petto stringendo in un pugno lo stesso medesimo ciondolo della collana che indosso io stesso dopo anni. Dura tutto appena mezzo secondo, giusto il tempo di ricordarmi i momenti in cui compivo quel gesto; non voglio noti nulla, non deve notare nulla. Fingo di grattare la parte laterale del mio collo chiudendo gli occhi in una falsa estasi come un felino che si gode dei grattini sotto il mento.
«Non sei cambiato di una sola virgola dall'ultima volta che ti ho visto» gli dico, quando riapro gli occhi e li punto sui suoi.
Lui abbozza un sorriso, sistemandosi la giacca e passando una mano tra i capelli. «Beh, non è mica colpa mia se l'invecchiamento colpisce solamente te. Io so portare bene i miei anni.»
«Quanti sono adesso? Trentacinque?»
«Facciamo trentuno» afferma con tono irritato.
«Impossibile.»
«Fidati. L'hai sempre fatto, dopotutto.»
Alzo le spalle, facendogli capire che può convincersi tranquillamente delle sue affermazioni. Vuole avere trentuno anni? Che siano trentuno anni. Cammino, scostando i rami più bassi degli alberi e oltrepassandolo senza dirgli una sola parola.
«Ho sentito dire che ai Piani Alti hanno indetto una conferenza. Dicono che vorranno disfarsi di te senza esitare un solo istante adesso che il famoso duetto si è sciolto» mi informa seguendo i miei passi. «A quanto ho capito, il famoso Christopher Worth, l'abile cacciatore di taglie, è diventato soltanto un pupazzo nelle mani dell'agenzia e dato che non possono permettersi il lusso di sborsare altro denaro per te... vogliono semplicemente farti fuori. Sai come si dice: l'unico modo per infangare la propria esistenza è eliminare chiunque sappia di te.»
«Non lavoro più per i Piani Alti da parecchio tempo ormai, dovresti saperlo meglio di me.»
Bugia numero uno. Non ho mai smesso di prendere ordini da loro, né ho deciso di mettermi in proprio, anche se l'idea mi ha allettato per parecchio tempo dopo l'incidente al liceo di Blue Hill. Non sono fatto per ricevere ordini, specialmente adesso che Ryder non fa parte più della squadra ingaggiata otto anni fa.
Il sole è ormai tramontato, e se non fosse per la luna piena che risplende in cielo saremmo avvolti entrambi dalle tenebre più buie. Potrei utilizzare la torcia, ovviamente, ma non converrebbe: spreco di energia e possibilità di essere individuati. Bel timore il secondo, se lo si ha dopo aver premuto il grilletto senza pensare alle conseguenze che il forte suono possa comportare.
«Sarà, ma lì ti reputano ormai più inutile di una suora in un bordello.»
«Devono ugualmente affidarsi a me, non troverebbero mai i loro obbiettivi senza di me. Io sono il solo che riesca a seguire le loro tracce.»
«Sei anche abile abbastanza da mantenere la calma per evitare che le situazioni degenerino drasticamente?»
«Su questo punto non credo ci siano bisogno di risposte. Non credo di aver mai dimostrato il contrario.»
Bugia numero due. Proprio al liceo di Blue Hill ho commesso l'errore di non mantenere i nervi saldi, e se avessi fatto molta più attenzione forse le cose sarebbero andate in maniera differente. Leverei anche il 'forse' per esserne più sicuro.
«Ti ricordo che hai una ferita alla gamba che testimonia il contrario» mi dice non smettendo di seguirmi.
Scuoto la testa con fare esasperato. Molte volte avverto la sua mancanza quando non è presente, ma quando decide di farsi improvvisamente rivedere non posso far altro che sorbirmi il suo sarcasmo e le sue piccole puntualizzazioni e attendere il momento in cui vada via ancora una volta, sapendo però che tornerà ancora e ancora.
Non rispondo, sarebbe inutile. Qualunque cosa io possa dire troverà ugualmente un muro davanti, un muro chiamato Ryder West che controbatterà qualunque cosa.
I ramoscelli scricchiolano sotto le suole dei nostri stivali, nessun altro rumore nelle vicinanze se non i nostri respiri profondi.
«Perché sei qui, Chris?»
«Potrei farti la stessa domanda» gli dico senza fermarmi. «Non credo che tu abbia fatto tutta questa strada solo per informarmi che i Piani Alti vogliono sbarazzarsi di me.»
«Non è la risposta alla mia domanda. Lo sai benissimo.»
Qualcosa appeso ad un albero attrae la mia attenzione. Chiudo gli occhi mentre prendo una enorme boccata d'aria fredda, lasciando che mi geli i polmoni, trattenendola per una manciata di secondi. La rigetto in un solo fiato.
«Perché devo scappare, potrebbero trovarmi da un momento all'altro» gli dico rialzando le palpebre. «E non parlo dei ricercati.»
Bugia numero tre. Nessuno farebbe centinaia di chilometri, da Tucson fino ad una cittadina sperduta del Maine solo per fuggire, con la semplice forza delle proprie gambe e senza un rifugio sicuro. Di certo non lo farei io.
Lo sento ridacchiare tra sé e sé. Tipico. Non credo io stesso a ciò che dico, tantomeno potrebbe crederci lui. Non dopo gli anni trascorsi insieme.
«Sappiamo entrambi perché sei qui» mi dice affiancandomi. «Non torneresti mai in questo posto solo per fuggire dal divertente gruppo di ricercati.»
Cerco di non dare peso alle sue parole, distraendomi in qualche modo. Mi guardo intorno, ma la luce della luna non riesce a definire bene ogni cosa.
«Non credo si possa proseguire.»
Bugia numero quattro. Dagli anni in cui Sun Valley è stata distrutta, ho sfruttato al meglio le mie capacità per adattarmi anche a situazioni ostili come l'oscurità o la penombra. Sono passati dodici anni da allora e di certo non potrei fermarmi solo per un po' di buio, peraltro spezzato dalla bianca luce lunare.
La realtà è ben diversa. Ho visto ciò che era appeso su un ramo di un albero e capisco che manca davvero poco, ogni passo fatto sembra essere una pugnalata al mio cuore.
Perché sei qui, Chris?
Già, perché? Per quale assurdo motivo sono qui?
«Stai scherzando, spero. Il grande Christopher Worth, crede di non poter proseguire in una foresta solo perché la luce del sole non illumina il terreno su cui cammina?» domanda Ryder riportandomi nuovamente nel mondo reale. «Puoi proseguire tranquillamente, solo che non vuoi farlo.»
Stringo i pugni, facendo scricchiolare la pelle dei guanti. Vorrei colpirlo e dirgli che lui non ha idea di cosa posso o non posso fare. So bene però che non potrei mai farlo e la frustrazione mi porta a proseguire e non restare fermo nello stesso posto dove potrei fare qualcosa di inconsulto.
«È inutile che lo neghi, Chris!» mi dice Ryder da dietro, avanzando per seguirmi. «Non puoi continuare ad andare avanti continuando a mentirmi.»
Sposto gli ultimi rami di fronte a me. Eccolo, il posto che mai avrei più voluto rivedere: un piccolo spiazzo circolare non più grande di una aiuola; la luce della luna riesce ad illuminare ogni singolo filo d'erba, ogni dettaglio.
Deglutisco rendendomi conto che la paura ha preso possesso di me.
«Se davvero dobbiamo parlare di paura, tra i due sono quello che è rimasto a secco. Anzi, se ne hai una scorta da qualche parte la accetterei volentieri. Terrorizzarmi dopo tanto tempo non mi farebbe male.»
Un ricordo dimenticato da tempo. Mi colpisce in pieno come un pugno nello stomaco, facendomi restare senza fiato. Un verso strozzato fuoriesce dalla mia bocca quando ripenso alla notte passata in quel parcheggio sotterraneo a Columbus, nel Nebraska. La notte in cui tutto cambiò, e iniziò la fine.

Dopo la notte trascorsa nel parcheggio, quella del loro anniversario, i Piani Alti contattarono i due cacciatori di taglie, informandoli che dal giorno seguente avrebbero avuto manforte da un terzo esponente, il quale si sarebbe unito a loro.
«Dopo quattro anni?» chiese Chris quando ne discussero. «Dopo quattro anni ci mandano un tizio qualunque ad appoggiarci? Bella scelta davvero.»
«Suvvia, non credo che sarà così male. In fondo più siamo, meglio sarà quando troveremo i ricercati. Sbaglio?»
«Più siamo meno sarà il nostro compenso una volta finita la missione. Senza contare, inoltre, che non abbiamo idea di come operi questo 'terzo esponente' e potrebbe essere solo una palla al piede.»
«Il solito pessimista. Lo sai che questa negatività prima o poi potrebbe distruggerti?»
«Lo sai che questa negatività potrebbe distruggerti?» ripeté Chris facendo il verso al ragazzo. «Alle volte il tuo essere così perennemente positivo mi da alla nausea. Devi imparare a valutare ogni singola evenienza e non tutte sono positive. Credimi, questa non lo è affatto.»
Diede un calcio al paraurti della stessa Ford su cui si era esibito in quella ridicola performance che sarebbe dovuta essere la canzone che li accomunava. La rabbia stava pian piano fomentando dentro di lui. Non riusciva a comprendere il motivo per cui i Piani Alti stessero facendo loro questo, da quando la fiducia era venuta meno nei loro confronti? Erano sempre stati disponibili per loro, andando a caccia di bersagli come quei due ricercati folli che per assurde ragioni avevano fatto fuori un'intera cittadina con metodi fuori da ogni logica. Non li avevano forse catturati e consegnati all'agenzia? E adesso i ricercati erano ben cinque, sarebbe stata ardua come cattura ma sarebbero riusciti nel loro intento; in fin dei conti erano già sulle loro tracce e tutte portavano a Columbus.
Ryder non ribadì, si limitò ad uscire dal parcheggio lentamente per prendere una boccata d'aria fresca. Non era certo la prima incomprensione che c'era tra di loro, ma come ogni volta bastava solamente che uno dei due si allontanasse dall'altro, lasciare che la rabbia passasse e poi ritornare come se nulla fosse successo. Non che fosse la migliore scelta, ma di solito funzionava e avrebbe funzionato anche questa volta.
Una volta che Chris lo vide svoltare l'angolo tirò fuori dalla tasca il terminale olografico per poi azionarlo. Varie schermate vennero proiettate in aria dopo aver inserito la corretta password, la maggior parte di esse riguardavano i fascicoli dei ricercati che avevano già catturato e non. Li fece scorrere uno dopo l'altro, dando poi una rapida occhiata ai loro attuali bersagli: Bailey, Carter, Dallas, Walsh, Stone. Sarebbe stata una dura cattura ma non avrebbero mollato finché ognuna di quelle foto segnaletiche non sarebbe stata contrassegnata come un successo. Ma non era ciò che cercava.
Il suo unico interesse era la scheda del loro nuovo aggancio, la new entry del cazzo che non avrebbe dovuto neanche esistere. La luce azzurra della proiezione olografica illuminava il volto ormai stanco dell'uomo mentre osservava con occhi colmi di odio la foto del ragazzo che li avrebbe raggiunti l'indomani: August Cooper. Aveva da poco compiuto i 26 anni stando alla data di nascita, nato nel fottuto Canada aveva deciso poi di trasferirsi a Concord, nel New Hampshire. Una volta finito il liceo, aveva iniziato la carriera militare ed è stato lì che aveva detto addio ai suoi giorni come sempre li aveva vissuti quando avvenne l'Incidente. Non si sapeva come i Piani Alti fossero venuti a conoscenza di un ragazzetto simile, ma di certo aveva attirato la loro attenzione, come quattro anni prima era successo a loro due. Agilità? Destrezza? Furtività? Quale caratteristica avesse il caro August era del tutto ignota, in quanto non riportata sul suo fascicolo. 
Beh, avrebbe atteso l'indomani e avrebbe appurato con i suoi stessi occhi se effettivamente era il caso di preoccuparsi o meno, sebbene il segnale di allarme dentro di lui aveva cominciato a suonare subito dopo aver ricevuto la notizia.
Ma perché gli pesava così tanto una cosa del genere? Era davvero solo un fattore professionale?
"Hai paura che possa portartelo via" pensò rivolgendosi a se stesso.
Scosse la testa per evitare che altri pensieri idioti potessero assalirlo come dei lupi inferociti contro la loro preda.
"E sì. Christopher Worth ha paura che August possa portar via l'unica cosa di prezioso che gli sia rimasto."
«Stronzate» disse sussurrando.
Ma erano davvero stronzate? Forse non tutte.
Ci avrebbe dormito su e probabilmente ogni cosa sarebbe andata per il verso giusto. Era ciò che sperava, insieme al ripensamento di quell'August.
Il giorno seguente le speranze di Chris si rivelarono vane: August si presentò sul posto a lui assegnatogli, spaccando il secondo. Lo squadrarono per bene e a lungo. Dalla foto inviatagli dai Piani Alti, i due cacciatori di taglie non avrebbero mai immaginato che il ragazzo potesse avere quella corporatura robusta ma allo stesso tempo ben proporzionata ad ogni sua parte del corpo. Chris si aspettava il classico fuscello, che sarebbe volato via al solo soffiar del vento, eppure dovette ricredersi non appena lo vide arrivare con la sua portatura composta. Vestiva con dei pantaloni marroni e un giubbotto di pelle sopra una maglietta verde con il simbolo di uno stupido supereroe dei fumetti, ai piedi calzava degli stivali con cinghie al posto dei lacci, alle mani dei guanti in pelle a mezze dita. Le sue armi erano ben visibili: una Plisker, alcuni pugnali da lancio e qualche granata flash.
«Tu dovresti essere August, dico bene?» domandò Ryder abbozzando un sorriso.
«In carne ed ossa» rispose il ragazzo. «I Piani Alti mi hanno già informato su di voi e sulla vostra attuale ricerca. Sarò ben lieto di darvi tutto il supporto che posso.»
Tese la mano per una stretta che Ryder ricambiò subito. L'unica cosa che Chris avrebbe voluto fare era tranciargliela ma un comportamento di quel genere avrebbe soltanto aggravato una situazione già destinata a finire male. Avrebbe dovuto farselo piacere in un modo o nell'altro, altrimenti i Piani Alti sarebbero stati lieti di scaricarlo in mezzo ad una strada.
Strinse, controvoglia, la mano del ragazzo che lo guardava negli occhi con un sorriso che Chris avrebbe volentieri cancellato dalla sua faccia nel modo peggiore.
«Hai idea del perché l'agenzia abbia mandato te ad aiutarci?» domandò Ryder. «Sembra quasi che non si fidino più del nostro operato.»
«Non saprei risponderti» ammise August. «Io eseguo solamente gli ordini e nient'altro. Mi hanno semplicemente detto di appoggiarvi nella vostra caccia e così sto facendo.»
Chris non disse una parola, preferì restare in silenzio e squadrare quel ragazzo dalla testa ai piedi. Era troppo perfetto per essere vero, troppo tranquillo per un lavoro di quella portata. Non sapeva per quale motivo, ma le sensazioni che aveva ricevuto la notte precedente si stavano rivelando veritiere.
«Sono davvero contento di conoscervi. In questi ultimi mesi non si fa altro che parlare di voi ai Pianti Alti, e di come il vostro lavoro nella ricerca dei ricercati numeri uno stia dando i suoi risultati giorno dopo giorno. È un onore per me lavorare con voi due, spero che possa nascere presto una grande amicizia.»
Al suono di quelle parole, Chris trattenne una risata, scuotendo il capo e poggiando la punta delle dita sulla tempia sinistra.
«Ho detto qualcosa di sbagliato?»
«No, non preoccuparti. Non hai detto nulla di male» affermò Ryder guardando Chris con rabbia. «Dico bene, Chris?»
Lui non rispose, si limitò a ridacchiare e ad allontanarsi dal gruppo per andare a raccogliere il suo zaino con dentro tutte le provviste. Non aveva voglia di dire la sua, se l'avesse fatto avrebbe rischiato di mandare in fumo l'intera operazione durata ben quattro anni. Curioso come una sola parola avrebbe potuto fare qualcosa del genere. Onde evitare inutili inconvenienti, meglio tenere la bocca chiusa e procedere con il proprio lavoro così come i Piani Alti avevano deciso.
Columbus si rivelò essere un fiasco, le tracce che portavano lì non erano altro che un depistaggio ben architettato dai loro obbiettivi. Impossibile da credere come due cacciatori di taglie esperti come loro non fossero stati capaci di capirlo sin da subito. In fin dei conti i ricercati erano preparati, degli specialisti, delle prede ancora prima che loro diventassero predatori. Fuggire era lo scopo delle loro vite: come potevano minimamente pensare che avrebbero potuto acciuffarli così facilmente?
«Che idiota!» urlò Chris dando un calcio ad un bidone dell'immondizia che cadde provocando un frastuono di proporzioni enormi. «Avrei dovuto capirlo! Come ho fatto a farmi ingannare in questo modo?»
«Non è colpa tua, Chris. Nessuno di noi poteva saperlo, hanno preparato tutto nei minimi dettagli. Prendersela con se stessi non è la migliore delle opzioni» affermò Ryder restando in disparte con le mani dentro le tasche. «Perderemo solo altro tempo se continueremo a restare qui a prendercela con il nulla.»
«Ha ragione lui» aggiunse August. «I ricercati potranno essere ovunque. Non abbiamo la benché minima idea di dove siano e questo sfogo immotivato lo trovo senza un senso logico.»
Fu quello il momento in cui Chris non riuscì più a tenere tutto sotto controllo. Vedendo come Ryder annuiva alle parole di quel fottuto canadese come se fossero oro, la rabbia prese il possesso delle sue facoltà mentali e fisiche. Si diresse a passo svelto verso August per poi spingerlo improvvisamente facendolo ruzzolare a terra.
L'intenzione era quella di colpirlo ripetutamente in viso, calciarlo più e più volte fin quando non avrebbe avuto più le forze di reagire. Purtroppo l'intervento di Ryder lo portò a desistere. Si ritrovò trattenuto dalle braccia della persona che amava, che gli intimava di calmarsi e di non lasciarsi prendere dalla rabbia. August non c'entrava nulla e questo lo sapeva benissimo, tutto scaturiva dalla gelosia nei suoi confronti.
Gelosia, ecco di cosa si trattava. Dal primo momento in cui si erano ritrovati, Ryder e August sembrava avessero instaurato un legame tutto loro dal quale lui era stato escluso, o meglio... dal quale si era autoescluso in quanto non voleva avere nulla a che fare con quel ragazzo. Non voleva risultare opprimente o ossessivo, avrebbe solamente aggravato la situazione ed era stato per questo motivo che aveva concesso degli spazi di 'libertà' dedicati esclusivamente per la persona che lo aveva accompagnato tutti quegli anni, sebbene avesse l'immenso timore che, così facendo, potesse lentamente allontanarsi da lui e che August lo stesse invogliando a farlo.
Quelle battutine che si scambiavano, quelle risate, le strane occhiate di complicità: tutti gesti che lo portavano all'esasperazione. Non tollerava la presenza di August nelle loro vite, ma ne era entrato a far parte e non poteva più tornare indietro. I Piani Alti avevano voluto questo e lui non era nessuno per ribattere la decisione dei suoi diretti capi. Desiderava soltanto tornare indietro, come un mese prima, solo con Ryder, ma non era possibile. Se tutti i desideri si fossero potuti avverare chiunque avrebbe desiderato tornare indietro prima del Giorno dell'Incidente. Chris aveva sperato solo che una volta arrivati a Columbus, con la cattura dei ricercati, August avrebbe fatto le valige e sarebbe finalmente uscito dalle loro vite. Eppure la banda di Bailey gli aveva teso un bello scherzo.
'Venite a prenderci, ci faremo trovare lì dove la nostra scia di indizi finisce. Ovviamente saremo disarmati e impreparati. Vi assicuro che se farete in tempo potrete trovare ancora del caffè... in questi tempi va proprio a ruba!'
E loro c'erano cascati. Proprio come volevano i fuggitivi. Erano stati depistati mentre loro avevano preso un'altra direzione. Avevano agito bene o semplicemente lui era stato troppo ottenebrato dai sentimenti di odio nei confronti di August. Più probabile la seconda opzione.
«È colpa tua!» urlò in preda alla rabbia. Lo sguardo colmo di ira puntato contro August, il quale lo fissava con quell'aria innocente che mai avrebbe potuto tollerare. «Se non fosse stato per te, a quest'ora avrei capito che ci stavano solamente prendendo per il culo!»
«Non scaricare su di lui le colpe, Chris. Non te lo permetto!»
Quelle parole, fuoriuscite dalla bocca di Ryder, gli fecero più male di mille pugnali conficcati sul suo corpo. Lo stava difendendo, e per la prima volta in tutti quegli anni gli stava negando qualcosa.
Si bloccò sbalordito, la bocca semi aperta per l'incredulità. La luce del vicolo dove si trovavano riusciva ad illuminare il viso di Ryder solo per metà ma gli conferiva anche un aspetto differente. Chris non sapeva se si trattasse davvero della luce, uno stupido effetto ottico, o Ryder in quel momento non esisteva più.
«Come scusa?» chiese Chris con un filo di voce.
«Puoi dare le colpe di errori che hai commesso a me. Ma August devi lasciarlo fuori. Non osare incolpare lui» continuò Ryder parlando con freddezza. Lo guardava dritto negli occhi, il verde dei suoi occhi lo colpì come la prima volta che l'aveva conosciuto, ma a differenza di allora in quel momento erano più simili a quelli di un predatore inferocito pronto ad azzannare la preda in qualsiasi momento.
«Che cos'hai che non va? Non lo capisci che questo fottuto ragazzo ti porterà alla rovina.»
«Sei tu che hai qualcosa che non va, Chris. Me lo stai dimostrando giorno dopo giorno da quando abbiamo conosciuto August. Sei così dannatamente geloso che hai una coltre di nebbia davanti agli occhi che ti allontana dalla missione» disse Ryder puntandogli l'indice contro e continuando a guardarlo con rabbia. «La tua priorità non è più la cattura dei ricercati. La tua priorità sono diventato solo ed esclusivamente io. E questo è dannatamente opprimente, Chris! Mi sento come se mi stessi rubando l'anima continuamente.»
Eccola, la mazzata tra i denti in un vicolo mezzo illuminato. Improvvisa e diretta come pochi riescono ad infliggerla. Si ritrovò scombussolato, come se non sapesse più dove si trovasse né chi fosse né quantomeno in quale anno. Se fosse stato all'interno di un cartone animato avrebbe di sicuro visto cinque stelline gialle roteare sopra la sua testa.
Mai Ryder gli aveva fatto così tanto male, e se avrebbe dovuto infliggergli dolore avrebbe preferito fosse fisico piuttosto che mentale, ma purtroppo la vita non va mai come vogliamo e le nostre preferenze restano semplicemente lì senza che nessuno possa accorgersene e agire di conseguenza.
Tentò di deglutire ma si rese conto che lo shock era stato talmente forte da lasciargli la gola arida come il deserto del Nevada. La testa sembrava volesse esplodere dall'interno da un momento all'altro, e per un attimo gli parve pure di avere un capogiro così grande da poter perdere i sensi. Cercò di richiamare a sé tutte le forze necessarie per evitare che succedesse e incredibilmente ci riuscì.
«Ricordati di ciò che hai detto stasera, Ryder. Non dimenticartelo mai, perché avrei preferito che avessi estratto la pistola dalla fondina e mi avessi sparato in testa piuttosto» affermò Chris lanciando nuovamente uno sguardo di odio ad August per poi dare le spalle ad entrambi e allontanarsi.
«Non essere melodrammatico adesso» disse Ryder alzando il tono della voce per farsi sentire.
Chris strinse entrambe le mani in due pugni, serrandoli con tutta la forza che aveva. Abbassò lo sguardo sull'asfalto bagnato e fece due grandi respiri. No, non era melodrammatico, avrebbe davvero preferito ricevere una pallottola da parte della persona che amava piuttosto che una singola frase come quella.
Quella notte stettero separati. Non avrebbe dormito e di questo ne era certo, non con quella frase che gli ronzava ancora in mente. Voleva solo stare il più lontano possibile da Ryder, incredibile ma vero. Che si divertisse con August. Che facessero insieme ciò che mai aveva fatto con lui, dato che con molta probabilità Ryder lo reputava persino migliore di lui.
Cosa non andava più in lui?
Non riusciva a proteggerlo? Non riusciva a fargli capire che avrebbe fatto di tutto pur di farlo sentire a casa e al sicuro?
Continuando a camminare nelle strade deserte di Columbus, le mani dentro le tasche e lo sguardo abbassato, ripensava ad ogni singolo momento passato con Ryder. Tutto ciò che dal loro primo incontro avevano fatto, tutti i pericoli che avevano affrontato e ogni singolo aiuto che si erano dati reciprocamente. Ripensava al loro primo bacio, quando avevano entrambi capito cosa provavano l'uno per l'altro. Ripensò alla prima volta che fecero l'amore in un rifugio nei pressi di Grand Island, e a come quel singolo gesto li avesse uniti con un legame inscindibile. Tutto ciò che gli serviva, tutto ciò che gli occorreva per vivere e sopravvivere ce l'aveva già: una persona per cui valeva la pena andare avanti. Si chiese cosa sarebbe successo se Ryder non fosse mai esistito, o peggio, se non l'avesse mai trovato. Di certo sarebbe morto dissanguato lo stesso Giorno dell'Incidente, quando aveva deciso di estrarre dal suo fianco il ramo appuntito che gli si era conficcato quando tutto ebbe inizio.
Adesso tutto sembrava stesse scivolando via dalla sua presa, per quanto si sforzasse di mantenerla salda non stava riuscendoci. Si domandò se forse avrebbe dovuto lasciare Ryder alla sua vita, andare per la sua strada e non tornare più indietro. Sembrava avere ormai trovato qualcuno che potesse essere meglio di lui, perché quindi continuava a restare? Scosse la testa per scacciare quei pensieri: se fosse scappato di certo Ryder non era tutto ciò di cui aveva bisogno, non avrebbe potuto fargli capire quanto era importante per lui.
Continuò a camminare fin quando le prime luci dell'alba non illuminarono Columbus. Solo allora il suo terminale portatile trillò. Era Ryder, doveva ritornare.
I giorni seguenti furono un'altalena di momenti piacevoli e spiacevoli. Sebbene non riuscisse a farsi stare simpatico August, Chris provò in tutti i modi a comunicare con lui e più di una volta tra i due era scappata persino qualche battuta. Tutto per compiacere Ryder, con il quale sembrava che le cose fossero tornare al loro posto. Ciò però non cambiava le carte in tavola: la presenza di quel ragazzo lo infastidiva e né ora né mai avrebbe potuto guardarlo con gli occhi di chi prova simpatia per una persona.
Avevano trovato altre tre piste, ma quella che sembrava promettere maggiormente era quella che conduceva nel Maine, a Blue Hill. La banda di Bailey si muoveva dannatamente in fretta, con molta probabilità avevano dei mezzi a disposizione. Loro avrebbero impiegato almeno una ventina di giorni per arrivare a destinazione, se non avessero trovato alcun imprevisto lungo il tragitto.
La previsione di Chris si rivelò inesatta. Arrivarono a Blue Hill in poco più di un mese, le condizioni meteorologiche avevano impedito loro di proseguire per qualche giorno. Rifugiandosi in una stazione di rifornimento abbandonata da tempo avevano passato tutti e tre degli interminabili giorni mentre fuori la bufera di neve continuava senza sosta. La convivenza con August era continuata in maniera piuttosto pacifica sebbene una volta si fosse avvicinato terribilmente dall'ucciderlo: aveva deciso di allontanarsi per cercare qualche provvista nel più vicino centro abitato e Ryder si era offerto di accompagnarlo; Chris aveva desiderato andare con loro, ma avrebbero lasciato quel rifugio di emergenza alla mercé di chiunque. Il paesino più vicino distava una manciata di chilometri, sarebbero bastate tre ore abbondanti per poter raggiungerlo, prendere il necessario e tornare. Erano partiti alle cinque del pomeriggio, ma alle otto i due non avevano ancora fatto ritorno; alle dieci nessuno entrò dentro la stazione di rifornimento. Chris aveva afferrato il suo terminale portatile e lo aveva azionato per contattare uno dei due: il terminale di August era totalmente morto, spento da chissà quanto tempo; quello di Ryder continuava a squillare senza che nessuno rispondesse.
Non aveva idea di dove fossero finiti. Il panico e la rabbia presero possesso di sé. Se fosse successo loro qualcosa? Erano in balia di nessuno e chiunque avrebbe potuto far loro del male o peggio, ucciderli senza alcuna pietà solo per derubarli dei loro averi. Aveva continuato a contattare Ryder senza però alcun successo, ci aveva provato e riprovato mentre camminava nervosamente avanti e indietro nella corsia "cereali e biscotti". Ad ogni tentativo fallito la paura che potesse essere successo qualcosa di orribile aveva il sopravvento. Aveva continuato a provarci fin quando la batteria ricaricabile non era giunta allo 0% di carica. In quel momento anche lui era tagliato fuori dal resto del mondo. Aveva aspettato ancora e ancora fin quando alle quattro del mattino la porta della stazione di servizio si era aperta lievemente. Aveva estratto la pistola puntandola in quella direzione, e in quell'istante aveva udito Ryder e August ridacchiare allegramente.
«Come se non ne avessi mai avuto uno» aveva detto August.
«Te lo assicuro. Ma a quanto pare il tipo al bancone non mi ha creduto.»
August aveva trattenuto una risata.
«Ma hai visto che faccia ha fatto?»
«Giuro che mai avrei immaginato di vedere un'espressione tanto assurda. Grazie August, non mi divertivo così tanto da parecchio. Di certo è un'esperienza da ripetere.»
«Senza ombra di dubbio, Ryder. Spero di poter avere altro tempo da poter condividere con...»
August non aveva potuto finire la frase. Chris gli aveva intimato di allontanarsi da Ryder e dopo pochi secondi gli era già addosso, la canna della pistola puntata sotto il mento. Quanto gli sarebbe piaciuto premere il grilletto e vedere come il suo cervello spappolato si sarebbe sparso qua e là. Vedere quel bagliore lucente, veloce quanto un lampo, e sentire la detonazione potente quanto il rombo di tuono.
«Dove cazzo siete finiti?!»
«Chris!»
«Con te faccio i conti dopo, Ryder!» aveva detto l'uomo senza spostare lo sguardo dagli occhi di August. «Ti ho fatto una domanda, figlio di puttana!»
«Io...»
«Tu?»
«Noi...»
«Voi?»
«Abbiamo preso le provviste necessarie, sono tutte dentro lo zaino.»
«Fino alle quattro del mattino, ed è stato quello il tempo davvero piacevole che avete passato insieme, vero?» aveva detto stringendo i denti in un ghigno feroce, premendo la gelida canna della pistola ancora più a fondo. «vero?!»
«Chris! Siamo semplicemente a bere qualcosa insieme e a mangiare della torta!» aveva affermato Ryder da dietro cercando di dissuaderlo. «Non è successo nulla, non è affatto successo niente!»
«Restare in giro fino a quest'ora secondo te non è nulla? Come diavolo ragioni, Ryder?!»
«Sei tu quello che sta sragionando! Guarda in faccia la realtà delle cose!»
Quelle parole lo avevano fatto infuriare più di quanto non lo fosse già. Bastava una piccola pressione sull'indice per premere il grilletto e sistemare quella situazione una volta per tutte. Stava per farlo ma venne interrotto dalla canna della pistola di Ryder puntata alla sua nuca.
«Getta immediatamente l'arma, Chris!»
Aveva trattenuto una risata. «Non ci penso lontanamente. So che non mi spareresti mai.»
Il rumore del cane che veniva armato gli fece capire il contrario. «Ne sei davvero sicuro? La missione ha la priorità. Potrò non ucciderti, questo sì, ma posso renderti inagibile per molto tempo. Posso far fuoco in qualunque punto non vitale del tuo corpo e tagliarti fuori dai giochi. I Piani Alti non se ne faranno nulla di te e sarai costretto a lasciare la missione, mentre io e August continueremo la nostra caccia. Oppure metti via quella pistola e continuiamo tutti e tre.»
Era stato costretto, suo malgrado, ad abbassare l'arma e a riporla nella fondina. Aveva desiderato almeno colpire August con il calcio della pistola ma non aveva potuto fare nemmeno quello. Aveva fissato August con odio.
«Se davvero il karma esiste, allora sappi che ha appena iniziato a girare» gli aveva detto con disprezzo. Si era poi voltato verso Ryder scuotendo la testa. «Non riesco più nemmeno a riconoscerti.»
Si era aspettato una risposta come 'potrei dire lo stesso di te' ma dalla bocca di Ryder non era arrivato altro che il silenzio. La sensazione che il loro rapporto stesse continuando a scivolargli dalle mani era sempre più insistente, lo stava perdendo giorno dopo giorno e ciò non riusciva più a farlo ragionare come doveva, dormiva a stento e quelle poche ore in cui riusciva a riposare i suoi sogni erano tormentati dalle paure che covava dentro e inoltre...
«Chris, dobbiamo parlare.»
La voce di Ryder lo ridestò dai pensieri dei giorni passati. Blue Hill era ormai a pochi chilometri, tre al massimo. L'indomani sarebbero arrivati in città e finalmente avrebbero messo la parola fine a quella faccenda con la cattura dei ricercati.
«Dov'è August? Perché non parli con lui?»
«È andato ad attivare il drone. I Pianti Alti l'hanno equipaggiato davvero bene, vola silenziosamente, non lascia scie termiche, ha una portata di centonovantasei chilometri. Se davvero i ricercati sono lì, quel gioiellino li troverà e domani sapremo dove andarli a prendere.»
Chris si rese conto che Ryder aveva volontariamente ignorato la seconda domanda.
«Cosa vuoi?»
«Questa potrebbe essere l'ultima volta che potremmo avere un attimo di tranquillità, ti dispiacerebbe essere meno crudo?»
Chris alzò gli occhi al cielo, esasperato. «Chiedo venia, cosa desidera dirmi sua signoria?»
Ryder incrociò le braccia, tenendo lo sguardo fisso su quello di Chris. Era il suo classico modo per dirgli tacitamente di smetterla con quel comportamento.
«Ryder, sono stanco. Se vuoi parlarmi, dimmi tutto quello che ti passa per la mente. Altrimenti desidero solamente riposare qualche oretta prima che sorga il sole.»
«Ti ricordi quando ce la siamo vista brutta con i gemelli, tre anni fa?»
Chris non rispose. Lo ricordava eccome: quei dannati figli di puttana stavano per ucciderlo, non poteva mai dimenticare la velocità dei loro movimenti talmente rapidi da non riuscire a seguirli ad occhio nudo. Un battito di palpebre e si era ritrovato con la lama di un coltello da cucina alla gola; se non fosse intervenuto Ryder con la sua furtività, sicuramente non avrebbe potuto nemmeno ricordare quell'aneddoto dato che sarebbe morto. L'aveva tramortito con un taser da dietro, dopo aver sedato il fratello nell'altra camera.
«Ricordi anche quello che...»
«Sì lo ricordo, e lo ricordo ogni singolo istante della mia vita. Fondo le mie giornate su quelle parole. C'era solo tanta paura dentro la mia mente. Paura di non poter portare a termine la missione, paura di non riuscire a sopravvivere, paura di non poterti rivedere un'ultima volta e dirti quanto ti amavo» disse Chris, abbozzando un sorriso. «Mi dicesti 'sono qui e non me ne vado'.»
Ryder sorrise e Chris rivide finalmente, in quella espressione, la persona che era sempre stata al suo fianco. Sembrava essere tornata.
«Ci sono ancora Chris. Non me ne sono andato. Per quanto tu possa pensare che tutto si stia sgretolando tra noi, non è così» ammise avvicinandosi a Chris.
Lui gli andò incontro con velocità per cingerlo in un abbraccio. Da quanto tempo non erano così vicini, solo loro due? Forse nemmeno lo ricordava più, la sera in quel parcheggio era diventata un lontano ricordo che distava secoli da quel giorno. Sentiva il cuore di Ryder battere mentre lo stringeva a sé, carezzandogli i capelli e chiudendo gli occhi per poter godere di quell'istante che era riservato solo per loro.
«Ti amo, Ryder. Qualunque cosa possa succedere, qualunque problema noi possiamo avere... io continuerò ad amarti» sussurrò al suo orecchio per poi dargli un bacio sulla guancia.
«Lo so. L'ho sempre saputo.»
Chris sciolse l'abbraccio, posando delicatamente le mani sul viso di Ryder per poterlo vedere meglio. La luce della luna riusciva a passare debolmente dalla fitta coltre di nebbia nera che dal Giorno dell'Incidente aleggiava nel cielo incessantemente. Quei suoi occhi verdi che da sempre l'avevano ammaliato, erano finalmente ritornati quelli della persona con cui aveva deciso di proseguire il resto dei suoi giorni.
«Cielo, quanto sei perfetto» sussurrò per poi chiudere gli occhi e avvicinarsi al suo viso. Le sue labbra incontrarono quelle di Ryder, e per qualche secondo gli parve di avere un capogiro mentre nella sua mente si delineava un pensiero orribile: questa sarà la nostra ultima notte insieme. Impossibile, non lo avrebbe permesso. Non avrebbe mai permesso a nessuno di potergli fare del male. Le labbra si schiusero e le loro lingue si intrecciarono in quel modo quieto e dolce che da sempre aveva adorato. Fu un bacio lungo, come se sapessero entrambi che avevano del tempo da riprendere. Quando Ryder portò una mano dietro la sua nuca, lui lo baciò con più enfasi di quanta mai ne aveva avuta. Il suo respiro, il suo alito che sapeva di menta, il suo tocco, le sue labbra. Tutto era perfetto in lui, e si chiese quanto potesse essere fortunato ad avere qualcuno come Ryder nella sua vita. Si distaccò dalle labbra del compagno per poi baciarlo sul collo, alle orecchie gli giunse un verso di pura estasi da parte del ragazzo. Non passò molto prima che si ritrovassero distesi su quel morbido prato, tutti i loro indumenti distanti qualche metro da loro. Lo baciò ancora, disteso nudo su di lui, stringendolo il più possibile per dargli quel senso di sicurezza e protezione che sempre aveva cercato di dimostrargli, mentre le mani di Ryder dalle spalle scesero più giù fino alla schiena per poi arrivare ai glutei che accarezzò con delicatezza. Le labbra di Chris lo baciarono in molteplici punti del suo viso, la guancia, l'occhio sinistro, poi il destro, la punta del naso e ancora una volta le labbra per poi scendere al collo leccò con avidità. Fecero l'amore, furono un tutt'uno e fu tutto così perfetto che a Chris parve quasi che la persona amata raggiunse l'apice della soddisfazione dopo un'abbondante ora.
«Ti amo» sussurrò Ryder, per poi baciarlo in fronte. «Ti amo, Chris.»
Fu proprio Ryder a cadere in un sonno profondo senza quasi accorgersene. Chris prese lo zaino e dopo aver tirato fuori una coperta la utilizzò per riparare entrambi dal freddo. Abbracciò e strinse a sé la persona che amava, provando a dormire qualche ora. L'ultimo pensiero prima di piombare tra le braccia di Morfeo fu quella strana sensazione che lo investì in pieno non appena aveva baciato Ryder, la sensazione che sarebbe stata l'ultima notte insieme.
«Chris!»
«Ryder?»
«Chris, svegliati!»
Aprì gli occhi, richiudendoli poi all'istante per la forte luce che sembrò bruciarglieli. Si sentì scrollare la spalla ancora nuda. Riaprì gli occhi con più lentezza, voltandosi verso la fonte della voce. August lo guardava, gli occhi pieni di paura.
«Che cosa...»
«Ryder!» riuscì solamente a dire.
Gli bastò solo quella parola per avere un colpo al cuore, sapeva già cosa lo avrebbe atteso quando si sarebbe voltato, ma sperava con ogni singola cellula del suo corpo di sbagliarsi. Non sempre le speranze sono le ultime a morire, solitamente sono le prime e se ne rese conto quando non vide Ryder. Sul prato non c'era altro che lo zaino di Chris, i suoi vestiti e le sue armi.
Si voltò immediatamente verso August, adirato come una furia. Si tolse la coperta di dosso, incurante del fatto che fosse nudo e si mise di fronte al ragazzo.
«Dove è andato?»
«Io...»
«DOVE È ANDATO RYDER?!» urlò serrando il pugno della mano destra.
«Ero al mio accampamento, seguivo le piste del drone. Mi ha raggiunto in mattinata, chiedendomi se avessi scoperto qualcosa. Gli ho detto che sapevo dove erano i fuggitivi, in un liceo abbandonato, ma che sarebbe stato meglio aspettare che tu fossi pronto così ci saremmo mossi insieme. Quando è sfrecciato sopra le nostre teste un Eagle Clyde abbiamo subito capito che fosse il loro. 'Non c'è tempo! Dobbiamo raggiungerli prima che fuggano di nuovo!' è stato quello che mi ha detto, per poi andare via.»
Chris sgranò gli occhi e digrignò. «E tu non hai provato nemmeno a fermarlo?!»
«Ovvio che sì, ma non ci ha pensato due volte a tramortirmi. Quando sono rinvenuto era già passata qualche ora. Ho controllato il terminale e i fuggitivi erano spariti. Tutti tranne uno.»
Per un attimo Chris pensò che Ryder fosse almeno riuscito a catturarne uno. Ottima mossa, lasciarne uno per far sì che gli altri ritornino a prenderlo. Stava per tranquillizzarsi quando il suo terminale portatile trillò da dentro la tasca dei suoi jeans.
Non aspettò un solo istante per afferrarlo e azionarlo. Davanti ai suoi occhi uno schermo olografico si materializzò a mezz'aria. Il segnale di videochiamata occupava prepotentemente tutta la schermata, sopra le due opzioni accetta e rifiuta.
Pigiò la prima e fu come ricevere un pugno nello stomaco che gli fece perdere tutto il fiato che aveva nei polmoni. Legato ad una sedia, imbavagliato e ferito in molteplici punti, Ryder fissava la videocamera. Si trovava in una classe di un liceo.
«Christopher Worth!» disse una voce maschile dietro le quinte. «Abbiamo aspettato davvero tanto un momento come questo. Sappiamo che ci state dando la caccia da molto tempo, anni probabilmente.»
«Bailey, figlio di puttana!»
«Ti piacerebbe se fossi Bailey, vero? Mi dispiace deluderti, signor Worth, ma Bailey è già molto lontano da qui» disse l'uomo, posizionando la videocamera su un banco e mostrandosi senza paura. Indossava un giubbotto di pelle verde a mezze maniche sopra una felpa grigia, jeans blu scuri e degli stivali neri. Ai fianchi un marsupio e una fondina, mentre nello stivale destro vi era il fodero di un pugnale. Il fisico era muscoloso, i capelli a spazzola e una barba che lo rendeva più vecchio degli anni che dimostrava. Ciò che lo turbò maggiormente però furono gli occhi azzurro ghiaccio, ne ebbe quasi paura.
L'uomo sorrise alla telecamera, incrociando le braccia e piantando il tallone sinistro a terra alzando la punta del piede.
«Eccomi in tutto il mio splendore, signor Worth.»
«Carter!»
«Oh, vedo che sa già chi sono. Ah, che sbadato, voi sapete ogni singola cosa sul nostro conto. La multinazionale vi ha proprio aggiornato a dovere su di noi» disse Carter girando intorno alla sedia su cui era legato Ryder. «Dico bene, Ryder West?»
Chris tentò di rimanere calmo e impassibile, nonostante non avesse idea di dove volesse andare a parare. Non lavoravano per la multinazionale, non l'avevano mai fatto.
«Cosa vuoi, Carter?»
«Beh vorrei essere milionario e prendere una casa alle Haway, cavalcare un drago e poter mettere un piede sulla Luna. Dato che sono cose non possibili, passo alle cose più fattibili. Voglio tutti i nostri dossier, ogni singola informazione che avete su di noi. Voglio un diretto contatto con il vostro superiore, ma soprattutto voglio che non ci diate più la caccia.»
«Credi che ti darò tutto questo? Sei solo un povero illuso.»
Carter sorrise nuovamente in modo beffardo. «Tra un'ora qui al liceo. Nella palestra. Da soli.»
Il video si interruppe bruscamente, lasciando Chris e August increduli.
«Dobbiamo fare qualcosa» disse August all'istante.
Chris, che era già andato a riprendere i suoi vestiti e la sua attrezzatura, si bloccò. «Non hai capito un cazzo, allora?»
«Ryder è un mio amico, e non ho intenzione di lasciarlo lì a morire.»
«Devo andare da solo, August.»
«Con il tuo fottuto carattere, lo farai di certo ammazzare!» gli urlò contro il ragazzo.
Fu troppo, si lanciò addosso ad August atterrandolo. Mise una mano attorno al suo collo e cominciò a stringere per poi colpirlo al viso con un pugno. Udì il setto nasale del ragazzo frantumarsi sotto le sue nocche mentre l'urlo di dolore strozzato fuoriusciva dalla sua bocca; se le circostanze fossero state differenti Chris avrebbe persino gioito di ciò.
Capì che poteva bastare come avvertimento, mollò la presa sul collo e si rialzò lentamente. Lo guardò dall'alto poggiando poi il piede sul suo petto facendo forza. «Ti giuro sulla cosa che ho più cara, August. Se tu dovessi fare qualcosa che potrebbe compromettere ciò che sto per fare, io ti ucciderò.
Si rivestì velocemente, prese tutta la sua attrezzatura e partì spedito in direzione di Blue Hill. Corse veloce come il vento, ad ogni passo non riusciva a non pensare che sarebbe arrivato in ritardo e avrebbe trovato Ryder morto. Rivedeva quell'immagine impressa nella sua mente: il suo ragazzo legato ad una sedia, la stessa pelle che aveva accarezzato la notte prima cosparsa di ferite, lo sguardo di chi è consapevole di essere arrivato alla fine dei suoi giorni.
No, non lo avrebbe permesso. Avrebbe preferito morire lui piuttosto, la sua vita per quella di Ryder.
I minuti trascorsero, la corsa continuò senza sosta. Arrivò al liceo di Blue Hill in tempo. Entrò spalancando le porte dell'ingresso il cui rumore rimbombò in ogni singolo corridoio.
«Carter!» urlò.
Nessuna risposta.
Quanto tempo avrebbe impiegato prima di trovare la palestra? Percorse il corridoio centrale crepato in più punti, calcinacci in quantità enormi, chiazze di umidità sul soffitto. I passi riecheggiavano uno dopo l'altro come i ticchettii di un enorme orologio. Tic-Tap Tic-Tap.
Riuscì a scorgere la palestra una volta arrivato al cortile. Pregò di trovare Ryder ancora in vita. Corse ancora, fiondandosi poi all'interno della struttura. Il fiato corto e il cuore che gli batteva all'impazzata.
Lo vide, legato ancora a quella sedia al centro della palestra. Seduto sulla tribuna più alta, Carter lo aspettava con un sorriso beffardo sul volto. Non appena Chris entrò applaudì lentamente.
«Ma che bravo, signor Worth» disse. «Quelle tue gambine ti funzionano proprio a dovere. Quando si tratta di qualcuno a cui tieni scatti come un razzo; mi chiedo allora come mai non riesci mai a raggiungerci o meglio, a precederci.»
Carter ridacchiò, cosa che fece adirare Chris il quale fu tentato di estrarre la pistola e piantargli una pallottola in fronte. La tentazione fu talmente forte che probabilmente fece trapelare qualcosa dalla sua espressione facciale.
«Ah ah. Attento Christopher, non fare cose di cui ti potresti pentire amaramente. Getta tutte le armi lontano da te.»
«Giuro che io ti uccido, Carter.»
«Puoi chiamarmi Logan. Siamo tra amici qui, no?» l'uomo si alzò sgranchendosi poi la schiena e facendo scricchiolare il collo, mentre osservava Chris che fu costretto ad obbedire. «Allora, hai portato ciò che ti ho chiesto?»
Chris restò in silenzio, lo vide scendere lentamente dalla tribuna. I muscoli in tensione pronti a scattare ad ogni segnale di pericolo.
«So cosa stai pensando, Christopher. Una volta avuto ciò che desidero chi ti assicura che io non uccida il tuo partner?» disse Logan arrivando accanto alla sedia. «Semplice, non puoi avere alcuna certezza. Devi soltanto fidarti di me, in fin dei conti non sono io quello che sta dalla parte dei cattivi.»
«Noi non siamo persone malvagie.»
«Ne dubito fortemente, in fin dei conti la multinazionale non ha mai avuto la fama di pacificatrice di popoli.»
Di nuovo con quella storia. Perché metteva in gioco la multinazionale quando non aveva mai lavorato per loro?
«Non so chi ti abbia messo questa idea in testa, ma non prendo ordini dalla fantomatica multinazionale di cui parli.»
Per un attimo Logan restò turbato da quella rivelazione, quasi incredulo. Ma dopo qualche attimo sorrise mostrando i denti e scuotendo la testa leggermente.
«Fammi indovinare, da chi prendi ordini? Dall'Organizzazione? Dalla Sede Centrale?» fece una pausa incrociando le braccia. «O forse dai Piani Alti?»
Questa volta fu Chris a restare turbato e Logan se ne accorse all'istante.
«Che ti dicevo? So per chi lavori, e che ti piaccia o no tu e il tuo partner prendete ordini dalla multinazionale che ha causato tutto questo caos che regna nel mondo. Potranno dirti di chiamarsi come vogliono loro. Domani potranno anche chiamarsi la Merda Secca, ma sotto quel nome ci sarà sempre e solo la multinazionale.»
Dopo un momento di incertezza, Chris lo fissò nuovamente con rabbia. «Non mi importa da chi prendo ordini, io li eseguo soltanto. Ho ricevuto l'ordine di catturarvi e desidero portarlo a termine.»
«Sei proprio dedito al tuo lavoro, eh?» domandò ridacchiando. Poi Logan si mosse ad una velocità a dir poco eccezionale, per un attimo gli ritornarono in mente i gemelli. Estrasse la pistola dalla fondina puntandola alla tempia di Ryder il quale sudava freddo. «Saresti ancora convinto di portare a termine la tua missione se uccidessi adesso il tuo partner?»
«Ryder! No, fermo!»
«Cosa è più importante per te? La missione o il tuo amico?»
«Non fargli niente!»
Logan armò il cane della pistola. «Preferisci avere la stima dei tuoi capi una volta che ci avrai portato da loro, ma da solo. Oppure preferisci riavere al tuo fianco quest'ometto e 'fanculo alla missione?»
«Prendi me al suo posto. Se proprio devi uccidere qualcuno, uccidi me!»
«E che piacere ci sarebbe?» domandò Logan, gli occhi color ghiaccio puntati contro i suoi, il sorriso sadico e divertito stampato sul volto.
«Ti prego, farò tutto ciò che vuoi!»
Fu in quel momento che Logan parve capire. Il sorriso scomparve, mentre sul suo viso si delineò un'espressione di consapevolezza.
«Tu lo ami...»
Chris cercò di mantenere la calma, senza rispondere nonostante avesse il terrore che Logan potesse far fuoco da un momento all'altro.
«Lo ami, non è così?»
«Sì, lo amo! E farei di tutto per lui» disse portando una mano in tasca e tirando fuori il suo terminale portatile. Lo lanciò in direzione di Logan. «Lì c'è tutto ciò che vuoi! Adesso lascia andare Ryder.»
«Saresti disposto pure a morire per lui?»
«Attraverserei l'inferno per lui.»
Logan abbassò la pistola.
«Non ci darete più la caccia?»
Chris non parlò, evitò pure di guardarlo negli occhi. Non aveva idea di come rispondere a quella domanda, ma il silenzio parve bastare a Logan Carter.
«So che non lo farete. Ma so anche che aspetterete un po' prima di rimettervi sulle nostre tracce.»
«Perché non ci uccidi?»
«Perché ho perso anche io qualcuno che am...»
Il discorso di Logan venne interrotto da uno sparo proveniente dall'esterno. Tutto avvenne ad una velocità tale che in futuro Chris non avrebbe ricordato alcun dettaglio per molto tempo.
Vide un foro di proiettile sul braccio di Carter da cui iniziò a grondare sangue come fosse acqua da una fonte. Si voltò per un istante il tempo di vedere cosa fosse successo o chi avesse fatto fuoco, e in quel momento il suo udito captò qualcosa simile ad un veloce sibilo. Quando si girò in direzione di Ryder, il cuore gli si fermò. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca da cui nemmeno un verso riuscì ad emergere.
Carter non aveva nulla in mano, non aveva estratto nessuna pistola o arma, eppure il capo di Ryder era stato attraversato da parte a parte da qualcosa simile ad un proiettile.
«Avevo detto di venire da solo.»
Chris fu incapace di dire una parola, non udì nemmeno ciò che Logan gli aveva appena detto. Tutto ciò che la sua mente era in grado di pensare era morte.
«Forse non lo amavi abbastanza. Forse avevi soltanto bisogno di lui per portare a termine la tua missione.»
Altri spari dall'esterno. Uno dei proiettili prese di striscio Chris alla gamba, il quale si accasciò mentre osservava Logan Carter fuggire con il suo terminale portatile. Non riusciva ancora a crederci. Era un incubo, un fottuto incubo dal quale si sarebbe risvegliato con a fianco Ryder. Il dolore che lo straziava dall'interno però gli fece capire che era tutto reale e che Ryder non sarebbe mai più stato al suo fianco. Si rimise in piedi, afferrando la sua pistola.
«È fuggito?» chiese una voce a lui nota.
August entrò nella palestra osservando con orrore il corpo di Ryder ancora legato ma senza vita.
«Chris, cosa è...»
August non poté continuare la sua frase, la detonazione dell'arma di Chris fu più potente di ogni altro suono. Vide un foro rosso sulla gola del ragazzo, il quale ad occhi sgranati riuscì a stento a portare una mano lì dove era stato colpito prima di accasciarsi al suolo senza vita.
Non riusciva ancora a crederci. La testa gli girava vorticosamente, come se fosse appena sceso da una enorme centrifuga. Si inginocchiò a pochi metri dal cadavere di August e vomitò.
"Non sta succedendo. È tutto uno stupido scherzo" pensò mentre osservava la pozza di sangue che fuoriusciva dalla gola di August e che si allargava sempre di più fino a inzuppargli le mani.
Desiderò che in quel momento Ryder si avvicinasse a lui e lo tranquillizzasse. Si voltò in direzione della sedia al centro della palestra e fu solo allora che il suo cuore e la sua mente capirono davvero cosa fosse successo.
Si avvicinò al corpo della persona che aveva amato per anni, slegandolo e togliendogli il bavaglio dalla bocca.
"Le ultime parole che ho sentito dalla sua bocca sono state 'Ti amo, Chris'" pensò e ciò gli permise di esternare la sua tristezza.
Urlò di disperazione mentre abbracciava il corpo esanime di Ryder, accasciandosi insieme ad esso sul pavimento gelido. Gli carezzò i capelli inzuppati di sangue e materia cerebrale, e ciò non fece altro che aggravare il suo stato. Urlò di nuovo e le lacrime sgorgarono dai suoi occhi pesanti come macigni.
«RYDER! NOOO!» gridò stringendolo sempre di più, come se così facendo avrebbe potuto risvegliarlo come avveniva nelle fiabe più belle. Ma quelle erano solo favole, la realtà era cruda, cattiva e meschina, in grado di portare via ciò che di più bello si poteva avere.
Rimase lì, da solo, per ore. Calò la notte. Pianse fin quando i suoi occhi non furono in grado di reggerne il peso. Il cadavere di Ryder stretto ancora a sé mentre diventava sempre più freddo... sempre più freddo. All'alba anche l'ultima traccia di calore era scomparsa.
Ryder era scomparso.

È la tomba di Ryder ciò che vedo. Nascosta nel folto della foresta. Avevo memorizzato anni prima, quando seppellii le sue ceneri, il percorso corretto da fare per poter arrivare in quella zona immacolata, dove probabilmente nessun essere umano aveva mai messo piede fino a quel momento. Avevo appeso la sua collana al ramo di un albero per segnare la posizione esatta, ed è stata proprio la visione di quel ciondolo a colpirmi.
Mi avvicino lentamente alla tomba. Avverto una fitta al petto ad ogni singolo passo. Vorrei scappare, ma le mie gambe compiono movimenti autonomi. Mi inginocchio di fronte ad essa, mentre un nodo si stringe alla mia gola.
«Chris.»
«Ryder, smettila. Ti prego» dico stringendo gli occhi per eliminare la vista di quel luogo in cui mi trovo.
«È passato tanto... troppo tempo Chris. Quattro lunghi anni» la sua voce è differente, uguale all'ultima sera in cui l'aveva visto in vita, prima che facessero l'amore sdraiati sull'erba.
«Tu non sei qui. Non puoi essere qui.»
«No, infatti. Sono soltanto una manifestazione del tuo subconscio che non ha ancora accettato la mia scomparsa.»
Un gemito di dolore esce dalla mia bocca, mentre le lacrime scivolano sulle mie guance dopo molti anni. L'immagine del cadavere di Ryder al centro di quella palestra si fa più viva dentro di me ora più che mai.
«O cielo...» sussurro.
«Mi si spezza il cuore a vederti così. Smarrito. Disperato» dice la voce di Ryder.
«È così difficile. Sono perso senza di te, amore mio. Mi sento morire ogni singolo giorno.»
Secondi interi di pausa. Per un attimo ho paura che sia scomparso per sempre, ma poi riprende a parlarmi.
«Devi smetterla di vivere nel passato, Chris. Niente può cambiare ciò che abbiamo condiviso, ma è arrivato il momento di iniziare una nuova vita. Devi andare avanti, innamorarti nuovamente. Prova ad essere felice... e a lasciarmi finalmente andare. Fallo per me, Chris.»
«Mi manchi tanto, Ryder» sussurro singhiozzando. «Mi manchi da morire.»
Poi il silenzio. Nient'altro che un lungo e assordante silenzio.
Riapro gli occhi. Ryder, se n'è andato e so per certo che non tornerà mai più. Verso ancora qualche lacrima osservando, con la vista appannata, la tomba della persona che ho amato più di ogni altra cosa in questo mondo di merda.
«Lasciami andare» dico a voce bassa poggiando la mano sulla terra sotto cui vi sono le ceneri di Ryder.
Dopo moltissimi anni riesco a compiere un gesto che credevo non sarei mai riuscito a fare. Tolgo la mia collana, stringendo per un'ultima volta il ciondolo: tre anelli concentrici di diversa grandezza che mi hanno accompagnato per così tanto tempo.
La poso con delicatezza sulla terra, appena sotto il piccolo cumulo di pietre che avevo disposto lì anni prima.
«Ci proverò. Te lo prometto» dico osservando un'ultima volta il ciondolo.
Alzo lo sguardo al cielo senza focalizzarmi troppo su di esso. Lascio che le ultime lacrime sgorghino dai miei occhi, poi mi rialzo e voltando le spalle alla tomba di Ryder inizio a camminare.
Ho una missione da portare a termine.
Mi fermo un solo istante, prima di abbandonare per sempre quel luogo.
«Addio Ryder.»

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